Ristrutturare: educhiamoci a saper consigliare

Ristrutturare: educhiamoci a saper consigliare

La  “A” non dimensionata resta una consonante

Eccoci al consueto appuntamento periodico con le nostre news, vi svelo un segreto: i nostri bravi partner che seguono la nostra piattaforma social hanno detto: “Giorgio, ci devi produrre un articolo al mese che tratta temi del settore”.

Ora io li ho presi alla lettera, dopo ripetute sollecitazioni, quindi vi tocca subirne le conseguenze, perché innanzitutto sono bastian contrario per natura quindi mettendo in pratica il temine significa che il mio approccio a certi temi è pari a quello dell’inventore che prima di appropriarsi della sua scoperta esegue mille esperimenti e mille test per ottenere il risultato che si pregia di proliferare, secondo perché sono prolisso ed in genere proseguo nella scrittura finché polpastrello mi regge sulla tastiera
😉

A parte gli scherzi, i temi sono seri, hanno svariate peculiarità ma soprattutto devono convergere su un punto che non centra né con la tecnica né con il marketing né col business plan di qualsivoglia natura, bensì devono contenere BUONSENSO!!

 

Ristrutturazione: affidatevi ai giusti consulenti

Partiamo da un’affermazione che ci rende tutti d’accordo: ma voi non siete stufi di sentire frasi che suonano come spot di basso livello quando vi parlano di ristrutturazione? Io penso che ci sono operatori del settore che non sanno nemmeno cosa sia l’IPE, però sparano a guance piene gozzoviglianti termini di classe energetica in milionesima A, di posa clima, di ponti termici e acustici, di ventilazione meccanica puntuale o centralizzata, di raffrescamento, di vertilconvettore, come se fossero ricercatori della Nasa scesi tra noi in cantiere per deliziarci della loro illuminazione (avevo detto bastian contrario ma leggendomi spesso anche acido).

E voi mi direte “Dove sta il problema?”.
Beh, io penso che in questo periodo non manchi né il lavoro né il cliente né qualsivoglia frase fatta che gira nell’etere; manca invece la consapevolezza che per consigliare bisogna applicarsi, la consapevolezza che l’evoluzione tecnologica è sempre pronta a stupirci ma anche a servirci, che bisogna continuamente aggiornarsi (possibilmente con passione) e che abbiamo una grande responsabilità quando un cliente ci contatta per un preventivo: che ancor prima del prezzo sia necessario il buonsenso di ascoltare e non imporre, al contempo tramutare il nostro sapere al servizio della necessità e non solo di una voce da specifica tecnica.

In questi giorni ho avuto parecchi incontri con svariati committenti, ognuno con la propria necessità di ristrutturazione, scoprendo che il progettista, il consulente e altre figure passate prima di me avevano stilato un mucchio di voci giuste dal punto di vista della singola lavorazione ma assolutamente non contestualizzate nell’intervento richiesto e per nulla collegate tra loro.

Volete un esempio a questo punto perché vi sto diventando antipatico e immagino in voi (soprattutto negli operatori) la vocina che dice: “Ma questo tizio cosa ha di cosi importante da dirci per venirci a moralizzare?”.
Realmente mi accingo solo ad  effettuare la telecronaca di come mi accosto ad accogliere e sbrigare una richiesta, ebbene ecco l’esempio:

Ci immaginiamo una casa di 50 anni all’interno rivisitata e curata, all’esterno facciata impeccabile, colore rifatto e di ottimo aspetto.
Ipotizziamo che il cliente voglia ampliarla per esigenze di spazio, ma che vorrebbe contenere i costi quindi non ripristinare la facciata esistente con adeguata isolazione, conservare i vecchi serramenti per la parte esistente.

Contattato uno strutturista ed espletate tutte le verifiche del caso, ipotizziamo che il parere risulti favorevole al compimento dell’opera, da qui parte la grande responsabilità nostra: nella stragrande maggioranza dei casi viene consigliata per l’impiantistica una pompa di calore, anche perché sarà una riqualificazione energetica soggetta a detrazioni e sgravi fiscali, ebbene che senso ha consigliare il top di gamma futuristico di tecnologia per la parte sanitaria, la piastra ad induzione da 16 fuochi ed un impianto canalizzato per l’aria condizionata se non supportiamo il tutto con un ottima coibentazione (cappotto e serramenti) e soprattutto con impianto fotovoltaico (con ogni probabilità con accumulo) a supporto dell’energia richiesta?


Risultato: alla prima fattura di energia elettrica il committente sviene all’apertura per due motivi: il primo per l’importo, il secondo perché gli era stato detto che con questi dispositivi cambiava totalmente il suo consumo energetico, che avrebbe utilizzato solo energie rinnovabili, che tutto è green ecc.

Ora ho voluto estremizzare, ma troppe volte non ci mettiamo nei panni del nostro interlocutore, a cercare di colmare i divari che possano palesarsi tra le necessità, i costi, l’innovazione e le direttive a riguardo.
Dobbiamo trovare le giuste sinergie che solo il costante aggiornamento può suggerire, e cosi molte volte il cliente si trova a dover essere un ottimo talent scout per la scelta del giusto consulente.

In sintesi, il mio umile consiglio al committente che si avvicina ad una ristrutturazione è quello di cercare di avere una risposta alle varie probabilità che determinano la soluzione energetica idonea alla sua specifica situazione, cercando di spronare il consulente al fine che trovi il giusto compromesso e performando la parte debole dell’edificio con la parte prestazionale: vi assicuro che sul mercato ci sono svariate soluzioni che possono rendere davvero confortevole qualsiasi edificio di qualsiasi classe energetica!

Vi ringrazio per il tempo dedicato e se avete richieste o suggerimenti sarò felice di interagire con voi: scrivetemi a commerciale@abitare2004.it

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